La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

giovedì 19 marzo 2015

Corriere del Veneto - 19/03/15

LE AUTOSTRADE

Il caso Incalza rischia di bloccare
il progetto della Valdastico Nord

Brescia-Padova, nuove incertezze. Schneck: «Ma il nodo resta l’accordo con Trento»

VERONA L’allarme su un possibile stop alla Tav è stato già lanciato dagli industriali; quello sulla Pedemontana si lanciava da solo, visto che il personaggio centrale dell’inchiesta fiorentina sugli appalti è Stefano Perotti, incidentalmente direttore dei lavori (già sostituito) della superstrada da Montecchio a Spresiano. Ma non è finita qui. C’è la Brescia-Padova, la concessionaria autostradale più grossa del Nordest, che dovrà drizzare le orecchie sugli sviluppi prossimi e futuri. Non è un mistero che Ercole Incalza e il ministro Maurizio Lupi fossero rispettivamente il «garante» tecnico e quello politico della Valdastico Nord, l’autostrada che è diventata il vero obiettivo strategico della società con quartier generale a Verona, tanto più che il prolungamento verso sud della stessa Valdastico è ormai cosa fatta: lunedì si apre (senza cerimonie) un altro tratto, sette chilometri da Santa Margherita d’Adige a Noventa Vicentina. Prologo al completamento vero, che avverrà quasi sicuramente a luglio.
Ora che Incalza è in carcere e Lupi è in seria difficoltà all’interno del governo, che fine farà il progetto di Valdastico Nord? E che destino avrà il sempre agognato prolungamento della concessione sull’intera tratta gestita? Che l’amministratore delegato della Brescia-Padova, Giulio Burchi, sia indagato nell’ambito della stessa indagine fiorentina, qualche imbarazzo può crearlo. A chi? A Flavio Tosi, che della concessionaria è il presidente (quanto mai attivo, anche se in questi giorni ha avuto ben altri pensieri)e al duo Intesa Sanpaolo-Astaldi, i soci di controllo che hanno voluto Burchi al comando dell’autostrada e anche della A4 Holding. Non molto conosciuto in Veneto, l’amministratore delegato è assai più noto in Emilia e a Roma, come peraltro raccontano i suoi molteplici incarichi presenti e passati: dalla presidenza Italferr al collaudo dell’inceneritore di Parma, dai contratti di collaborazione per la direzione dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria (incarico per cui è finito nel registro degli indagati) alla presidenza (ancora oggi) della Cisa, l’autostrada Parma- La Spezia. Burchi insomma è al vertice di Brescia-Padova per la sua esperienza nei Lavori pubblici e anche per le relazioni che negli anni ha costruito. Chi la vuole buttare sempre in politica, ricorda vecchi schemi che ritornano: i socialisti (Perotti è figlio di un direttore generale dell’Anas di provata fedeltà a quel vecchio partito), il loro riemergere anche attraverso il canale di Cl (Lupi), una filiera di manager e tecnici che intorno a questo mondo navigano.
Burchi, pur indagato, dalle intercettazioni esce quasi bene, se è vero che a un certo punto parla male del re-incarico al pensionato Incalza nel ministero («Una schifezza»). Sarà anche per questo motivo che Attilio Schneck, presidente di A4 Holding, non è sfiorato dall’idea che Burchi venga messo in discussione: «Non ci sono elementi per farlo, tanto più che l’indagine di Firenze nulla ha a che fare con l’attuale incarico qui a Verona». Per Schneck, la partita della Valdastico Nord «non cambia. Il vero nodo non è Incalza o un altro manager ma il compromesso da raggiungere con i trentini, magari con una contropartita sulla concessione dell’A22. Mi pare che Renzi voglia l’opera, quindi la soluzione è politica. Flavio Tosi ha lavorato in questo senso e credo che il traguardo non sia troppo distante».


Questo è ciò che volevamo sentire.
Stiamo seguendo da giorni la nuova vicenda/scandalo di intercettazioni scomode che hanno coinvolto anche il Ministro Lupi. Stavamo attendendo che i nodi arrivassero al pettine "Autostrada Valdastico". Ed ecco qui.
Ormai non si distinguono più imprenditori, politici, mafiosi. Ormai la ragnatela tessuta è cosi fitta che uno può sostituire l'altro, uno sostiene l'altro in un sistema spaventoso di corruzione, garanzie, favoritismi che nulla hanno a che fare con etica e bene comune.
Sono dentro tutti nel sistema!
Chi più chi meno. Chi avendo ladrato lo Stato per milioni di euro e patteggiato con la restituzione di una miseria, chi negli scandali dei rifiuti tossici sotto la Valdastico Sud, chi "solamente" per un abito costoso, le raccomandazioni per il figlio o per un orologio da 10 mila euro ricevuto in regalo. Ma le intercettazioni vanno oltre e dicono altro, ci sembra.
Gli scandali si susseguono: Mose, EXPO, TAV. Opere diverse, ma stesse dinamiche. I protagonisti sono sempre gli stessi. Escono dalla porta e rientrano per la finestra di questa o quell'altra società, intessendo gli stessi rapporti e continuando a mantenere in vita un sistema rivoltante che ormai è sotto agli occhi di tutti.
"Ti dò un aiutino per aver accesso alle "grandi opere" e tu mi sostieni col voto.
Una mano lava l'altra. Alla politica fa comodo: APPALTI IN CAMBIO DI VOTI. 
Leggiamo gli articoli stampa e non possiamo non provare una nausea profonda soprattutto davanti alle dichiarazioni di questi politici, imprenditori, e quant'altro che continuano a professarsi innocenti e ignari di ciò che succede attorno a loro. Ostinati a non fare un passo indietro perchè il trono sul quale sono seduti è troppo prezioso.

Ritornano in mente le parole di qualche giorno fa del Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Rodolfo Sabelli:

"Dallo Stato schiaffi ai magistrati e carezze ai corrotti".

Parole forti, ma, a quanto sembra, quanto mai vere.

Sulla Valdastico:
La Valdastico Nord, per le sue caratteristiche tecniche, volume di traffico irrisorio e costi di realizzazione abnormi, è e sarà sempre un'opera insostenibile, oltre che vecchia di 40 anni come proposta.
Trento, anche se in questo ultimo periodo sembra dare cenni di cedimento, è sempre stata contraria all'opera e, pur cominciando a parlare di "intesa", oltre a trovarsi nella difficoltà di pensare ad un tracciato alternativo a Besenello, mette davanti questioni giuridiche e politiche che probabilmente non si risolveranno a breve. (E' su questo "cavillo" che il nostro Schneck cerca di far spostare l'attenzione....)
L'abbiamo ormai ripetuto alla nausea che alle lobby il completamento della Valdastico Nord interessa solo per il rinnovo della concessione.
Non dimentichiamoci che i tempi ormai sono fuori controllo: la concessione è scaduta, il CIPE, con Delibera del 18/03/13, aveva approvato il 1° lotto funzionale fino a Lastebasse (ndr Casotto) a patto che entro giugno 2013 venisse presentato un progetto definitivo dell'intera tratta, condizione necessaria per portare la scadenza della concessione al 2026, cosa mai avvenuta. Ci aspettiamo da un momento all'altro l'ennesima multa dell'UE.
Società autostradali e politici stanno cercando in qualsiasi modo una scappatoia per "accomodarsi". 
Fortunatamente, ora sul caso concessioni sta cercando di far luce il presidente dell'Autorità anti-corruzione, Raffaele Cantone, che ha affermato di aver riscontrato molte anomalie ed ha chiesto di rivedere lo Sblocca Italia.
Chissà che questo ennesimo scandalo non sia un campanello d'allarme capace di risvegliare gli animi di chi può e deve mettere freno a ciò che ormai è diventato un quotidiano. 
Al momento le "grandi opere", i cui costi ricadono sempre sui cittadini, sono un "grande affare" solamente per chi ci governa. E questo sistema deve finire.


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