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Denise, la pasionaria del Comitato "NO Valdastico NOrd": "Ecco perché ci opponiamo all'autostrada"
VICENZA, 14 LUGLIO 2014 –
La Valle dell’Astico è una vallata vicentina che si trova nel nord
della provincia veneta. In questo angolo di paradiso si è deciso di
costruire un’autostrada, l’A31 Valdastico, che attraversando la
provincia di Vicenza da Sud a Nord dovrebbe arrivare a collegare Rovigo e
Trento. Non tutti sono però convinti della bontà del progetto e a
spiegare le ragioni dell’opposizione è Denise, membro del “Comitato NO Valdastico NOrd”.
La chiamano “la passionaria” e si fa presto a capire il perché. Denise è
una vicentina doc: ha 40 anni e da sempre vive in Valdastico, a
Casotto, frazione di Pedemonte. Da un paio d’anni fa parte del comitato,
formato da un gruppo di cittadini che vuole vederci chiaro sull’utilità
dell’opera e vuole soprattutto sollevare la questione delle modalità di
informazione. “La cittadinanza può avere un ruolo attivo, ma per agire
deve sapere, deve conoscere, deve essere informata”.
Denise, come è nata in Lei la voglia di battersi per il suo territorio?
“Sono anni che mi batto per questa
causa. Oggi ho 40 anni, ma già negli ultimi anni ’90 io e alcune
persone, grazie al gemellaggio con il Comitato contro la PI.RU.BI di
Besenello e all’intercessione dell’esponente dei Verdi Marco Boato,
riuscimmo a parlare con l’allora Ministro ai Trasporti Costa. Al tempo
ero giovane e non volevo assolutamente che l’autostrada passasse davanti
a casa mia, vivevo la cosa soprattutto dal punto di vista ambientale e
affettivo. Ora sono un paio d’anni che abbiamo formato il comitato,
abbiamo messo insieme un gruppo di persone che si informassero e
cercassero di vederci chiaro sulla bontà dell’opera e soprattutto sul
ruolo dei nostri amministratori locali che solo possono rappresentare i
cittadini nelle sedi opportune. Il comitato è composto da cittadini
comuni, che non hanno a cuore solo il giardinetto di casa propria, come
ci hanno accusato che fosse. Ci hanno dipinti come ‘i soliti
ambientalisti’, ma non è così. Siamo andati ben oltre, anche dal punto
di vista tecnico, perché non c’è nulla di chiaro in questo progetto”.
Avete molti dubbi sul progetto.
“Loro vogliono completare la Valdastico
perché hanno bisogno del rinnovo della concessione fino al 2026:
interessi loro dunque. Ai cittadini però raccontano che questo progetto
rilancerebbe l’economia della Valle, che è necessaria perché
rappresenterebbe uno sbocco veloce per il trasporto merci verso nord.
Non considerano però il danno ambientale che potrebbe esserci, parlano
su un progetto preliminare, non certo approfondito quanto potrebbe
essere uno studio definitivo o esecutivo. La questione che il tracciato
sia per la maggior parte in galleria non elimina i problemi, anzi.
Abbiamo guardato le mappe e ci sono tantissime sorgenti segnalate che
potrebbero essere intercettate a livello di galleria, soprattutto in
territorio trentino. Non dimentichiamoci poi del lago di Lavarone. Un
lago estremamente particolare perché non è alimentato da immissari
superficiali. Alcuni studi hanno messo in luce che l’alimentazione
idrica sembra coinvolgere gli strati più profondi del lago. La galleria
ci passerebbe esattamente sotto, a poche centinaia di metri di
profondità. Il rischio, quindi, che il lago sparisca non è da escludere.
Senza contare che la galleria di sblocco prevista prima del casello in
località Marogna, in territorio vicentino, passerebbe sotto ad una frana
antica considerata ancora attiva e assolutamente non trascurabile
quanto a pericolosità. Per non parlare poi dell’inquinamento, i fumi da
qualche parte vanno scaricati e finirebbero tutti nella vallata”.
I progettisti come considerano queste ipotesi?
“Alla riunione di presentazione del
progetto a Lavarone, in maggio 2012 (unica in cui si è avuto un
dibattito pubblico sull’opera), non sono riusciti a negare le nostre
riflessioni. Hanno proposto un progetto preliminare in cui hanno
ipotizzato uno scenario in base ai dati raccolti. Ma loro stessi hanno
ammesso l’imprevedibilità di ciò che andranno a trovare sotto la terra.
Se poi durante le trivellazioni dovesse succedere qualcosa, rispondono,
ci sono le opere di compensazione – questo ci hanno detto”.
Sei sindaci firmano un documento per dire “no” alla costruzione della Valdastico Nord. La cosa però ha avuto poco risalto.
“Noi sono anni che viviamo questa
condizione: si dà molto risalto a quanti sono favorevoli, a uno Schneck
che dice che l’autostrada si fa, minacciando cause milionarie alla
vicina Provincia di Trento e allo stesso Stato, a uno Zaia che ribadisce
che siccome il tracciato è per il 90% in galleria tutti i problemi sono
risolti, perché porterà benefici ambientali e ossigeno alla provincia
di Rovigo. La gente prende questa cosa come un dato di fatto, mentre la
parte del no è poco ascoltata. Ci sono stati sei sindaci che hanno detto
che loro l’autostrada non la vogliono, ma la cosa ha avuto poco risalto
a livello mediatico”.
Non solo i sei sindaci, ma anche
la provincia di Trento non vuole che il progetto approdi nel loro
territorio. Nonostante ciò l’autostrada è stata iniziata.
“Il punto è che per il rinnovo della
Concessione sono disposti a qualsiasi cosa. Quando a febbraio dello
scorso anno Trento ha detto ‘ok, intanto fatela sul territorio veneto,
poi si vedrà’, ribadendo in questo modo il suo NO al completamento
trentino, al presidente Schneck non è parso vero: andava bene pure fino a
Lastebasse! Ora, fare l’autostrada in una valle strettissima, fino a
Casotto, per la precisione, e farla morire lì è assolutamente inutile.
Poi si dicono anche cose non vere: ci hanno detto che la Valdastico Nord
era stata inserita nel progetto nel Corridoio 1 della rete di trasporto
europea Ten-T - un corridoio ferroviario, che non ha nulla a che vedere
con l’autostrada - e che dunque la voleva l’Europa. Con la
collaborazione dell’Europarlamentare Zanoni, abbiamo avanzato
un’interrogazione alla Commissione Europea per capire se ciò fosse vero.
Ci ha risposto il commissario europeo per i Trasporti Siim Kallas,
dicendo che il “progetto non fa parte né dell’attuale rete europea dei
trasporti né del progetto prioritario numero 1, relativo all’asse
ferroviario Berlino-Palermo.”
Avete chiesto chiarezza anche per quello che riguarda i finanziamenti.
“Abbiamo chiesto chiarimenti perché
abbiamo forti dubbi che sia tutto a carico della Società Autostrada
Brescia-Verona-Vicenza-Padova S.p.a e che sia senza oneri per lo Stato.
Anche se così fosse, comunque, ci abbiamo pensato e facendo qualche
conto per capire come rientrerebbero di quei soldi utilizzati per il
progetto, le tariffe imposte sarebbero assurde. Ci sarebbero ¾ di
autostrada in galleria, 29 km su 39. Abbiamo preso come esempio le
tariffe del Monte Bianco: si parla di 41 € circa per attraversare questo
tunnel che è di 11 km. Per attraversare il tunnel della Valdastico
dunque si potrebbe arrivare a pagare 58 €. I costi di esecuzione e di gestione sarebbero
talmente assurdi che nemmeno dopo ulteriori 20 anni di concessione si
riuscirebbe a rientrare. Siamo certi che, se come dovrebbe essere, dopo
la scadenza della concessione, (ricordiamolo, già avvenuta nel giugno
2013), si fosse indetta una Gara Europea, nessuno ci avrebbe
partecipato".
Un progetto presentato come importante per il rilancio economico della Val d’Astico, ma secondo Lei davvero necessario?
“Sono 40 anni che parlano di questo
completamento, se veramente fosse stato necessario, quando anni fa c’era
anche meno attenzione all’aspetto ambientale e più risorse economiche,
avrebbero potuto completarla. Per non parlare dei costi: un progetto che
porterebbe ad accorciare di mezz’ora il viaggio da Thiene a Trento, può
giustificare un costo stimato in 2 miliardi di euro con il progetto
preliminare?”.
Perché secondo Lei invece si insiste tanto?
“Il commissario della Provincia Attilio
Schneck vuole il rinnovo della concessione fino al 2026 perché solo in
quel modo la Società potrà continuare a beneficiare degli introiti
derivanti dalla tratta Brescia-Padova, e per ottenerla sta facendo di
tutto. Basta vedere cos’è successo durante l’ultima tornata elettorale,
quando è cambiato un po’ lo scenario politico della Valle. Dopo dieci
giorni dalle elezioni, Schneck ha convocato una riunione per spingere i
primi cittadini a sottoscrivere una lettera da inviare al premier Renzi
per far sì che la Valdastico Nord venisse inserita tra le opere
prioritarie nello Sblocca Italia. Il presidente ha inviato una lettera
già predisposta, che non è stata assolutamente discussa, da firmare.
Questo sistema deve finire. Non sono scelte partecipate, non si chiede
il parere dei sindaci e dei cittadini, non c’è confronto, sono progetti
calati dall’alto. La gente deve sapere, deve aver la possibilità di
scegliere conoscendo i fatti. I cittadini devono riappropriarsi del
diritto di sapere e di poter fare domande: tenere le persone
nell’ignoranza fa comodo”.
Federica Sterza
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