La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

giovedì 16 gennaio 2014

GLI INGIUSTIFICATI RINCARI DELLE TARIFFE AUTOSTRADALI

GLI INGIUSTIFICATI RINCARI DELLE TARIFFE AUTOSTRADALI


Qualche giorno fa avevamo espresso dei forti dubbi se l'aumento dei pedaggi autostradali fosse funzionale agli investimenti effettivi o se fossero improntati a foraggiare una lobby (quella delle autostrade) che vive a spese degli utenti e del sistema economico 
(http://www.novaldasticonord.info/2014/01/a-proposito-di-aumento-pedaggi.html)
Le concessioni sono un fardello che rende poco allo stato e molto ai gestori, avevamo detto.

Ora il prof Ragazzi, docente universitario riconosciuto esperto della materia, esplicita i dubbi e mostra come i pedaggi autostradali siano impostati in modo da assicurare una remunerazione del capitale investito dell'11%, una tasso di profitto altissimo in confronto agli altri settori e in cambio di un rischio nullo.
E' esplicito il prof Ragazzi, dopo aver lamentato l'opacità della gestione rincari ("Tutto è segretato, convenzioni e piani finanziari") afferma
 "Ma se per finanziare nuovi investimenti occorre aumentare i pedaggi, anno dopo anno, significa o che si fanno pessimi investimenti o che il ministero sbaglia i conti".
Come infatti spiega il professore "Se il costo di una nuova corsia non è in grado di ripagarsi con maggior traffico nei quasi 30 anni di vita residua di una concessione come quella dell'Autostrade per l'Italia, perché realizzarla? E se è in grado di ripagarsi, perché concedere anche incrementi di tariffa?"

Consigliamo un'attenta lettura dei due articoli allegati

Infine una citazione dal Corriere della Sera di oggi 16 gennaio, Lupi afferma "Basta aumenti in autostrada senza verifiche". Ci scusi ministro Lupi, ma questa è una ammissione di colpa. Come dice lei nell'articolo "Se una autostrada aumenta di una corsia è giusto che l'impresa venga remunerata con un aumento del pedaggio. Ma occorre verificare se quell'opera era necessaria, se è stata fatta bene, se gli aumenti si possono spalmare nel tempo, ripartirli in modo diverso". Quindi Lei ha preso in parola le affermazioni dei gestori delle autostradali SENZA FARE VERIFICHE. Lei non dovrebbe concedere aumenti tariffari senza controllare, altrimenti cosa ci sta a fare?

ESTRATTO DAL FATTO QUOTIDIANO DEL 15 GENNAIO 2014

L'INVIOLABILE SEGRETO DEI PREZZI AL CASELLO

di Giorgio Ragazzi*
Secondo il ministro Lupi i forti incrementi dei pedaggi autostradali (+3,9% in media, dal primo gennaio) sarebbero giustificati dai nuovi investimenti dalle concessionarie. Ma se per finanziare nuovi investimenti occorre aumentare i pedaggi, anno dopo anno, significa o che si fanno pessimi investimenti o che il ministero sbaglia i conti. Nel 2007 il Cipe stabilì un criterio per la remunerazione dei nuovi investimenti: l'incremento di tariffa deve essere determinato in modo che, sull'arco del periodo regolatorio, "il valore attualizzato dei ricavi previsti sia pari al valore attualizzato dei costi ammessi... scontando gli importi al tasso di congrua remunerazione". Ma non ci viene detto quali siano i nuovi investimenti, come ne venga quantificato l'importo (concordato tra Ispettorato di vigilanza ex divisione dell'Anas e concessionaria). Tutto è segretato, convenzioni e piani finanziari.
UNA VOLTA definiti gli importi dei nuovi investimenti, l'incremento del pedaggio dipende da tre elementi: 1) la redditività attesa dall'investimento; 2) il tasso di rendimento riconosciuto al concessionario e 3) il periodo sul quale si calcola l'ammortamento. Se nel piano finanziario si assume, come si dovrebbe, un periodo di ammortamento lungo quanto la presumibile vita utile dell'investimento, allora l'incremento di pedaggio dipende solo dai primi due elementi: la redditività attesa nell'arco della vita utile dell'investimento e il rendimento riconosciuto al concessionario. Un aumento di pedaggio è necessario solo se la redditività attesa dell'investimento è inferiore al tasso di rendimento che si intende assicurare al concessionario. Ma, in tal caso, perché l'Anas (o l'ispettorato o il ministero) dovrebbe autorizzare e remunerare l'investimento? Qual è il tasso considerato dall'Ispettorato per la "congrua remunerazione" del capitale investito? A quanto è dato di sapere si applicherebbe ancora un tasso di rendimento sul capitale proprio del 7,5 per cento netto, cioè circa 1'11 ante imposte: se così fosse si tratterebbe di rendimenti davvero esorbitanti considerata l'assenza di rischi per le concessionarie. Non c'è da meravigliarsi se, a questo tasso, ben pochi o nessun nuovo investimento potrebbe ripagarsi da solo. Perché il ministero non dichiara qual è il costo medio del capitale riconosciuto alle concessionarie?
GLI INVESTIMENTI su tratte esistenti possono essere finalizzati ad aumentare l'efficienza (nuovi caselli) o la sicurezza (barriere, fondo stradale) o a consentire incrementi di traffico (nuove corsie). Consideriamo l'investimento più rilevante: la costruzione di nuove corsie. Le concessionarie (e Autostrade per l'Italia in particolare) sostengono che questi investimenti migliorano la qualità del servizio ma non generano apprezzabili incrementi di proventi da maggior traffico e devono pertanto essere remunerati con incrementi di tariffa. Ma su una rete congestionata come quella italiana, l'aggiunta di corsie è essenziale per sostenere incrementi di traffico i cui proventi vanno interamente a vantaggio della concessionaria.
Se il costo di una nuova corsia non è in grado di ripagarsi con maggior traffico nei quasi 30 anni di vita residua di una concessione come quella dell'Autostrade per l'Italia, perché realizzarla?
E se è in grado di ripagarsi, perché concedere anche incrementi di tariffa?
In Francia e in Spagna non sono previsti incrementi di tariffa per finanziare investimenti in nuove corsie o in migliori sistemi di esazione: la scelta di convenienza viene lasciata alla concessionaria. In Italia invece gli investimenti sono proposti dalle concessionarie ma "assentiti" dall'Anas che ne garantisce quindi la redditività ex ante con incrementi di tariffa. Le concessionarie hanno quindi tutto l'interesse a sottovalutare la redditività attesa dei loro investimenti per farseli remunerare con incrementi di pedaggi. Se poi la redditività risulterà maggiore di quella concordata con l'Ispettorato tutto il beneficio resterà alla concessionaria. Consideriamo ora gli investimenti nella costruzione di nuove tratte. Se effettuati da nuove società ad hoc (esempio la Brebemi) queste iniziano a introitare pedaggi solo dopo aver finanziato e terminato l'infrastruttura e si assumono quindi il rischio che il traffico possa essere insufficiente a ripagare l'investimento. Se invece le nuove tratte sono costruite da società che già gestiscono una rete (esempio: la Cisa) a queste viene concesso di aumentare subito il pedaggio sulla vecchia rete per finanziare la nuova tratta. Un'opportunità magnifica per la concessionaria che riesce così a ottenere la proroga della concessione senza gara, la possibilità di ridurre il fabbisogno per finanziare la costruzione della nuova tratta e ottiene di operare nel quadro di un piano finanziario che le assicura un'elevata redditività mettendola al riparo dal rischio che il traffico sulla nuova tratta possa rilevarsi insufficiente a ripagare l'investimento.
LA REDDITIVITÀ non viene poi calcolata sulla base dei dati di bilancio delle concessionarie bensì sulla base di "piani finanziari" dove investimenti, ammortamenti e capitale investito vengono concordati tra l'Ispettorato di vigilanza e le concessionarie. Solo specialisti in possesso di tutte le informazioni potrebbero esprimere giudizi sui calcoli dell'Ispettorato. Quando questi erano soggetti allo scrutinio del Nars (nucleo di esperti presso il ministero dell'Economia) erano spesso emerse divergenze su metodi e valutazioni con conseguenze rilevanti sui livelli tariffari. Oggi non c'è più alcun organo esterno che "vigili" sull'Ispettorato: non resta che aver fede nell'integrità di questi funzionari nell'affrontare lobby potentissime come quella dei concessionari.

*già professore a Bergamo e alla Luiss, autore di "I signori delle autostrade" (II Mulino)

ESTRATTO DAL CORRIERE DEL VENETO DEL 16 gennaio 2014

COLPE PUBBLICHE IN AUTOSTRADA

di MASSIMO MALVESTIO

Il dibattito sui pedaggi autostradali nel Veneto ha il grande merito di aver disvelato il velo di ipocrisia con il quale in tutti questi anni le gestioni autostradali della nostra regione sono stati presentati come modelli di efficienza. In realtà esse sono state le più inossidabili roccaforti del socialismo municipale. Tanto la Venezia-Padova quanto la Padova-Brescia quanto le Autovie Venete sono state per molti anni sotto il ferreo controllo degli enti locali.

Dire che fossero un modello di efficienza par difficile: più di uno tra gli amministratori ha riportato pesanti condanne. La Brescia-Padova sarà ricordata per il numero impressionante di società controllate con le quali si sono tentate, con esiti per nulla entusiasmanti, le più disparate intraprese. Le società, ciò nonostante, guadagnavano e molto: si potrebbe pensare che fosse la riprova che era impossibile perdere ma i più nella nostra regione preferivano aderire alla tesi che i brillanti risultati erano il frutto del talento del molti politici dall'incerto futuro che popolavano i consigli di queste società e ciò a dispetto di quello che i curricula di molti di loro avrebbero fatto pensare.

I più raffinati ingegni giuridici sono stati impegnati per dire che a tutti la legge voleva tagliare i compensi ma non a loro, gli efficientissimi amministratori delle nostre società autostradali. Memorabile la presidente della provincia di Vicenza Dal Lago, pronta ad impegnare fino in fondo il bilancio dell'ente non per costruire nuove strade, come forse la legge avrebbe preferito, ma per mantenere in mano pubblica il controllo della Brescia - Padova. Con lei molti altri con ampio consenso popolare. In effetti Davide Zoggia che, all'opposto, della Dal Lago, vendette la partecipazione della Provincia di Venezia nella Brescia Padova per un ottimo prezzo, non fu rieletto.

Quello di evitare le gare è stato un tratto caratteristico di queste società cui si è aggiunta oggi la CAV, una specie di esattore di Stato, che gestisce il Passante. Hanno avuto le concessioni senza gara e poi lavorato indefesse per ottenere proroghe, integrazioni, complementi di ogni tipo. Non si ricordano anche qui critiche particolarmente diffuse a questo sistema. Quando si affida un'opera pubblica in concessione, la disciplina del rapporto è fondamentale per garantire nel tempo l'interesse pubblico e quindi l'interesse dei cittadini.

Le gare servono, di solito, per spuntare le condizioni migliori. Servirebbero amministrazioni pubbliche in grado di negoziare davvero nell'interesse dei cittadini. Servirebbero concessionari che vogliano assumere davvero il rischio di gestione. Invece scopriamo che quando il traffico è inferiore alla previsioni pagano i cittadini mentre se è superiore si invoca il genio imprenditoriale dei concessionari autostradali. Le proteste di oggi sono comprensibili ma assai più efficace sarebbe stata un'azione contro un sistema, oggi difficile da modificare, che si è consolidato nel tempo sostenuto da un ampio consenso. Serva almeno per ïl futuro.  

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