La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

giovedì 24 ottobre 2013

Commento all'articolo del Giornale di Vicenza del 20/10/13

Sul Giornale di Vicenza è stata pubblicata un'intervista all'amministratore delegato di A4 Holding e di Autostrada Brescia Padova spa (http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/578343_a4_cura_dimagrante_per_la_serenissima/) .
Il sig. Burchi è stato appena messa a capo di una società che finalmente vede rappresentati i soci di maggioranza (ovvero Banche, Imprese di costruzione, Imprese finanziarie, ecc.) in luogo delle società pubbliche che la gestivano prima e scopre che una società che incassa “ quasi un milione di euro al giorno” non riesce a pagare le imprese che lavorano alla costruzione del tratto Vicenza Rovigo (http://www.diocesipadova.it/pls/s2ewdiocesipadova/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=7448). Ha scoperto investimenti azzardati (come “il caso Infracom con un debito enorme”, “grossi investimenti … nel settore immobiliare ”) che producono solo debiti.
Insomma, un gruppo di società private ha comprato le azioni di una società che prima era in mano ad enti pubblici e in soli 3 anni è riuscita a metterne in crisi la solidità economica nonostante le entrate stratosferiche.
Per fortuna il sig. Burchi scopre un asso nella manica: la costruzione della Valdastico Nord permette di mantenere la concessione e quindi di emungere “ quasi un milione di euro al giorno” ancora per 13 anni. Il sig. Burchi è sicuramente un manager bravissimo tanto da essere ritenuto “uno specialista dei trasporti”, però sembra ignorare alcune cose.
• La concessione autostradale è scaduta nel giugno di quest'anno perché la sua società non è stata capace di presentare un progetto decente fino a Trento.

• L'approvazione del tratto Piovene-Valle dell'Astico da parte del CIPE (18 marzo2013) è decaduta anch'essa perché occorreva presentare il progetto completo sempre entro il 30/6/2013 e oggi non c'è nessun progetto approvato, neppure uno stralcio. Uno stato efficiente avrebbe già iniziato le procedure per una gara d'appalto europea.

• La Valdastico Nord non è inserita nella rete europea dei trasporti TEN-T né come opera prioritaria (“core”) né come opera accessoria (“comprehensive”)

• L'Europa spinge per per il trasporto su ferrovia per il traffico merci con lunghezza superiore ai 300 km e chiede di trasportare su ferrovia le merci che vanno a nord e attraverso le Alpi.

• La Valdastico Nord con i suoi 60 km di gallerie avrà costi di gestione così elevati che, con le spese dissennate a cui sono abituati i soci della società concessionaria, non rimarranno molti soldi per qualche altro investimento (speculativo o meno)

• Quando era solo in mano pubblica la Società Autostrade Brescia Padova produceva utili per tutti, ora che sono intervenuti privati è stato necessario incaricare “uno studio a una società specializzata per fare una analisi dettagliata di tutti i settori del gruppo” perché i conti non tornano più.
• Se nell'opinione pubblica passa l'idea che il bene pubblico può essere gestito meglio di come viene gestito da A4 Holding/Società autostrade e può dare utili invece che ripagare i debiti dei privati, alle prossime elezioni i cittadini potrebbero eleggere amministratori che saranno meno gentili con i concessionari autostradali poco efficienti.
Qui sotto, l'articolo del G.d.V.:

A4, cura “dimagrante” per la Serenissima

L'INTERVISTA. L'amministratore delegato di Brescia-Padova e della Holding fa un bilancio dei primi sei mesi dal suo incarico che inaugura il controllo del capitale privato
Burchi analizza il futuro che attende l'Autostrada «Sono abbastanza ottimista sulla Valdastico Nord Per l'Europa è strategica: Trento si deve adeguare»

20/10/2013
Zoom Foto
Giulio Burchi è amministratore delegato di A4 Holding e di Autostrada Brescia Padova spa da ormai sei mesi, da quando l'assemblea dei soci del gruppo autostradale a fine aprile scorso ha definito la nuova governance dell'ex Serenissima, che vede il capitale privato (in particolare Intesa Sanpaolo e Astaldi) per la prima volta nella storia del gruppo autostradale superare quello pubblico, rappresentato dagli enti del territorio. Il modenese Burchi, di Pavullo nel Frignano, è ritenuto «uno specialista dei trasporti», Banca Intesa Sanpaolo lo aveva già nominato nei Cda di Autostrade Lombarde Spa e di Brebemi, l'autostrada in costruzione fra Bergamo e Milano, ed è da 12 anni presidente della A15 Parma/Spezia che recentemente ha varato il primo lotto il Progetto Tibre collegamento Tirreno Brennero. Come è andato questo primo semestre? Abbiamo conseguito un primo grosso risultato, avere dalla Comunità europea altri 24 mesi per preparare tutta la documentazione necessaria alla Valdastico Nord, il termine doveva essere giugno 2013, questo ci tranquillizza ma non ci dispensa dal fare molte cose sul fronte della riorganizzazione del gruppo: fortunatamente negli ultimi mesi è ripreso anche il traffico. Ma senza la Valdastico Nord la concessione non verrà prorogata? Sì la concessione è condizionata alla Valdastico, ma io sono ottimista: sappiamo che la vicenda dipende dalle scelte dell'amministrazione provinciale di Trento, ci saranno le elezioni e abbiamo buoni motivi per ritenere che si vada verso una soluzione positiva. Perché? Abbiamo ricevuto l'indicazione del ministero di proseguire su questa strada, c'è l'approvazione di un progetto preliminare, e la posizione della Comunità europea è positiva: ha definito questa infrastruttura un Ten (Trans European Network) a livello di infrastrutture europee, infine c'è una società, la nostra, disposta a realizzarla. Alla fine Trento dovrà prenderne atto. La fusione tra l'autostrada A22 e la A4 va in questa direzione? A oggi non c'è uno strumento legislativo che possa permettere una operazione del genere. È comunque nelle cose pensate: con la Valdastico avremo la concessione fino al 2026, la A22 ha la scadenza ad horas e quindi alcuni hanno anche pensato a questo.. Avete un piano «b», nel caso Trento dovesse fare muro? Sono fiducioso per costruzione, anche se non posso disconoscere che ci siano dei problemi, come diceva Napoleone, qui c'è bisogno di generali bravi, ma se sono anche fortunati è meglio, io faccio del mio meglio poi... Ha trovato un gruppo dalla struttura complessa e con delle criticità. Ci siamo trovati a gestire una miriade di problematiche, ma la società è ancora solida e la Brescia-Padova sicuramente è un'arteria autostradale importante che ci dà quasi un milione di euro al giorno. Ora stiamo semplificando, abbiamo commissionato uno studio a una società specializzata per fare una analisi dettagliata di tutti i settori del gruppo, i risultati dovrebbero essere pronti fra poco e li sottoporremo al consiglio di amministrazione. Ma c'è anche il caso Infracom con un debito enorme e una redditività dell'Autostrada in calo rispetto ad anni fa. La crisi economica ha giocato un ruolo importante anche se in passato c'è stata una politica aziendale che io non condivido: con la frammentazione di diversi business e società. Il management allora ha fatto grossi investimenti ad esempio nel settore immobiliare, investimenti che magari allora avevano un senso, ma poi non hanno dato esito positivo. E oggi ce li ritroviamo. Investimenti fatti rispondendo a esigenze diverse da quelle di efficienza imprenditoriale che invece ora i soci privati chiedono. Queste società erano nate per dare una risposta non solo al traffico di attraversamento ma anche a una serie di aspettative locali di razionalizzazione. È chiaro che diventando una società di capitale privato è importante anche remunerare gli investimenti dei privati. Il caso Infracom: un gruppo di tlc che era arrivato ad avere 53 società controllate e/o partecipate e un'esposizione finanziaria di centinaia di milioni di euro. Come state risolvendolo? È il nostro problema più grande: è sotto procedura dell'articolo 67 della legge fallimentare, e questa condizione la rende problematica dal punto di vista commerciale. La cosa più appetibile di Infracom sono i suoi 10 mila chilometri di fibra ottica. E il piano di efficientamento su cosa si concentra, oltre che sulla semplificazione? L'integrativo aziendale degli oltre 600 dipendenti è scaduto. Quali prospettive? Stiamo cercando di vedere cosa accorpare, a partire dalle imprese che hanno attività simili. Poi sul fronte della concessione il costo maggiore è il personale, quando si parla di efficientamento si parla di automazione dei caselli e qui ci sono problemi. Ci dovrebbe essere una diversa mappatura del personale sul territorio ma non una riduzione del personale nel settore autostradale. Alcuni fornitori lamentano dei ritardi nei pagamenti da parte del gruppo autostradale. È fisiologico perché abbiamo dei piani di accumulo e di pagamento particolari, la società non ha probelmi di liquidità. Siamo alla terza tranche dell'aumento di capitale da 150 milioni, basteranno? Risponde al nostro piano, e se ci sarà dell'inoptato, questo verrà comprato dai soci.

Paolo Dal Ben

Nessun commento:

Posta un commento