La Val d'Astico, una delle più belle e verdi vallate vicentine, rischia di essere deturpata dalla realizzazione del tratto autostradale A31 Valdastico Nord. Quest'opera si caratterizza per un costo di realizzazione stimato in oltre DUE MILIARDI DI EURO (49 milioni di €/km) e flussi di traffico modesti, ma provocherebbe danni ambientali gravissimi e difficili da contenere. Viene proposta e sostenuta solo dalla società che gestisce la A4 Brescia-Padova, per interessi di rinnovo concessione. Interessi solo LORO!
In un ottica di progresso sostenibile e di alternative al trasporto su gomma, è doveroso dire NO ALLA VALDASTICO NORD!

lunedì 30 settembre 2013

Bella notizia!! Campeggia il logo del Comitato su una pagina del Venerdi di Repubblica

Si può parlare di grande soddisfazione...
Forse non è cosi vero che ciò che fa il Comitato non vale nulla.
Sempre più persone lo seguono.
Sempre più spazio viene dato dalla stampa alla questione delle grandi opere
soprattutto a quel marcio subdolo che si nasconde dietro di esse
e che i Comitati hanno deciso di rendere palese.
Contro forze, si sa, che sono più potenti della normale gente che si unisce
per parlare di bene comune, di rispetto dell'ambiente
di tesori che non si debbono deturpare e sprecare.
Soprattutto, gente che vuole smascherare gli intrighi che governano le grandi opere.
Intrighi che poi saremo noi tutti a pagare, sulla nostra pelle, con i nostri soldi.
I potenti sono potenti NON nel rispetto della legge, NON nella difesa dei diritti dei cittadini,
quanto nella loro abilità di intessere una ragnatela di subdoli intese 
dove regnano i profitti per pochi, i tornaconto personali, 
le macchinosità nascoste per il bene di pochi.

Ringraziamo la stampa, a qualsiasi livello, che ci sostiene,
che riesce a dare voce a chi lotta con fatica, per il bene di tutti, ma sempre onestamente e a testa alta!




mercoledì 25 settembre 2013

Vicenza Più - 23/09/13

Interessantissimo articolo apparso su Vicenza Più il 23/09/13. Il prof. Dario Zampieri spiega perchè la questione della Cava Marogna in località Valdastico può avere delle affinità col disastro del Vajont.
Omertà, relazioni che al Ministero non vengono tenute in considerazione, interventi del professore censurati.... Come mai?

A cinquant'anni dal Vajont prof. Zampieri "denuncia" censura e rischio A31 Valdastico N

Di Citizen Writers | Lunedi 23 Settembre

ArticleImage
Riceviamo da Dario Zampieri (docente di Rilevamento geologico - Università di Padova) e pubblichiamo (qui pdf con immagini, ndr)
Invio un breve intervento sull'autostrada A31N, che prende spunto dalla imminente celebrazione_scientifica dell'evento del Vajont, che si terrà a Padova nei giorni della ricorrenza del 50° del tragico evento.
Tale conferenza internazionale viene ignorata dalla stampa, mentre correttamente si danno informazioni su vari tipi di celebrazioni dell'evento.
Il fatto che nella stampa dominante a Vicenza da oltre un anno i miei interventi relativi al caso A31N siano censurati, non cancella la realtà fisica che ho messo in evidenza. In un paese serio la conoscenza scientifica dovrebbe precedere e costituire la base dei progetti tecnici delle grandi opere, non essere nascosta perché scomoda.
Dopo il Vajont caso A31N
La conoscenza della dinamica del pianeta e dei conseguenti rischi geologici (georischi) è essenziale per le popolazioni che vivono in aree caratterizzate da pericoli geologici. Se la conoscenza rimane appannaggio di pochi esperti, la mancanza di comunicazione tra scienziati, burocrati e comunità locali può portare a seri danni.
Un caso emblematico è costituito della tragedia del Vajont, di cui il 9 ottobre di quest'anno ricorre 50° anniversario (1963). Il presidente dell'Ordine dei Geologi, Gianvito Graziano, ha annunciato che è stato ritrovato un documento in cui Edoardo Semenza (allora giovane geologo) descrisse il rischio di una frana di grandi dimensioni che si sarebbe potuta staccare dal M. Toc. Oltre alla mancanza di comunicazione, in questo caso e comunque quasi sempre quando si tratta di grandi opere, va messa nel conto anche l'erronea priorità attribuita agli aspetti economici attesi.
I disastri sono il risultato dell'esistenza di un pericolo naturale, cui sono stati associati degli elementi (infrastrutture, popolazione), suscettibili perciò di rischio.
I Georischi producono disastri poco frequenti (alla scala della vita umana, cioè grossomodo alla scala del secolo), ma molto grandi. Attualmente, la frequenza dei disastri geologici come conseguenza di eruzioni vulcaniche, terremoti, frane ed alluvioni sembra in aumento, verosimilmente per due motivi.
Il primo è che la popolazione umana ha superato i 7 miliardi di individui e continua incessantemente ad occupare spazi naturali con nuove infrastrutture (elementi a rischio). D'altra parte, anche dove la popolazione non aumenta, come in Italia, l'espansione urbana e la complessità infrastrutturale aumentano incessantemente.
Il secondo motivo è legato al rapidissimo cambiamento climatico antropogenico, conseguente all'uso dei combustibili fossili, che rende più frequenti e più intensi i rischi strettamente dipendenti dalla dinamica dell'atmosfera, come uragani, tornado, trombe d'aria e bombe d'acqua, a loro volta responsabili di alluvioni e frane (pericolosità naturale). È evidente che se in una data area si realizzano o si amplificano entrambi questi due fattori, il rischio totale, che è funzione del loro prodotto, aumenta considerevolmente.
In Italia, paese dal territorio fragile e largamente interessato da tutti i tipi di pericoli geologici, si lamentano rilevantissimi danni materiali e perdite di vite umane. Negli ultimi 800 anni solo i terremoti hanno prodotto circa 300.000 morti (in realtà non è il terremoto a provocare le vittime, bensì il crollo di edifici fatti male). Molte migliaia sono le vittime per frane e inondazioni. Si tratta di un bollettino di guerra in cui tutte le regioni italiane e quasi il 70% dei Comuni sono coinvolti. Circa 6 milioni di italiani abitano nei 29.500 chilometri quadrati considerati ad elevato rischio idrogeologico. Questa gente vive in un milione e 260 mila di edifici a rischio di frane e alluvioni, di questi oltre 6 mila sono scuole, 531 gli ospedali.
Il caso dell'A31Valdastico N
Il progetto di completamento dell'Autostrada Valdastico Nord (Vicenza-Trento) rappresenta un altro caso emblematico di mancanza di comunicazione tra scienza e burocrazia, che può portare a gravi conseguenze.
Il progetto preliminare dell'A31N sembra concepito sovvertendo il naturale ordine delle procedure, che impongono prima di studiare attentamente la natura geologica del territorio interessato e successivamente di individuare il tracciato più sicuro. L'esecuzione di una analisi geologica limitata su una fascia ampia solo un chilometro rispetto all'asse stradale, ha causato l'omissione della presenza di un rilevante problema di stabilità di versante. Si tratta del versante a monte del coronamento della frana Marogna, nel comune di Valdastico. Questa frana di scivolamento traslativo di roccia fu verosimilmente innescata del terremoto di Verona (03.01.1117, M 6.5). Il fondovalle fu completamente sepolto da un accumulo caotico di grossi massi, rimasto tale sino agli anni '90. L'unica opera costruitavi è tuttora la strada statale N. 350, che taglia(va) l'accumulo al piede del versante destro della valle.
Quella dell'Astico è una valle molto stretta incisa in rocce carbonatiche che formano pareti sub verticali alte centinaia di metri. Non è quindi strano che frane e crolli di singoli massi siano molto frequenti, così come risulta dall'analisi della Carta della Pericolosità geologica del PAI (Piano per l'Assetto Idrogeologico) del fiume Brenta-Bacchiglione. Tuttavia, questo documento ignora la presenza del pericolo della frana Marogna.
In questo contesto, l'accumulo della frana era un elemento geologico di grande rilevanza, in quanto rappresentativo della locale recente storia della Terra, in grado di trasmettere alle future generazioni prova tangibile della potenza distruttiva della natura, contro cui l'uomo nulla può. Chi vivrà nella valle avrebbe potuto trarre insegnamento che la natura non va sfidata, ma studiata e compresa, per poter vivere in relativa sicurezza anche in un ambiente fisico severo.
La frana Marogna avrebbe potuto diventare un importante Geosito della Provincia di Vicenza, nell'ambito della strategia dei Geoparchi sotto l'egida dell'UNESCO.
Purtroppo, l'accumulo della frana è stato in gran parte rimosso dall'attività recente di una cava che ha spianato il fondovalle ricavandovi un'area suscettibile di sviluppo urbanistico, in quanto appunto pianeggiante. Con questa attività estrattiva le future generazioni sono state private della opportunità di (ri)conoscere la storia della propria terra e di valutare i pericoli.
Una famosa frase del giapponese Torahiko Terada (1878-1935), fondatore dell'Istituto di Ricerca sui Terremoti dell'Università Imperiale di Tokio, sentenzia che "un disastro naturale accade quando la gente perde la memoria del disastro precedente". La più recente e drammatica prova della validità di questo pensiero si è avuta proprio in Giappone, con l'incidente nucleare di Fukushima, provocato da uno tsunami nel 2011. L'area dove è stata costruita la centrale era stata colpita da tsunami ben 2 volte negli ultimi cento anni. Una stele eretta dopo lo tsunami del 1933 ricorda l'evento e mette in guardia a futura memoria, evidentemente non ascoltata.
Immancabilmente, nella valle dell'Astico la proposta di utilizzo dell'area ricavata spianando l'accumulo caotico di massi è arrivata puntualissima col progetto preliminare dell'A31N. L'area è stata scelta per la costruzione di un viadotto (Molino) e del casello Valle dell'Astico con annessi servizi, che includono un ristorante su base rialzata con vista panoramica. Nel progetto si legge che questo centro diventerebbe "un potenziale punto di raccolta ed aggregazione con importanti possibilità di offrire lavoro agli abitanti dell'intorno".
Se fin qui il progetto, nel dicembre 2012 la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS del Ministero dell'Ambiente ha espresso parere favorevole al progetto preliminare. Tra i documenti esaminati risulta assente una perizia geologica sulla frana La Marogna, dove si evidenzia che la frana suddetta è chiaramente attiva per quanto riguarda crolli continui di volumi di roccia relativamente modesti (da centinaia a migliaia di metri cubi), mentre è potenzialmente pericolosa per il possibile distacco di volumi di milioni di metri cubi che finirebbero per reiterare l'evento storico. Tra i suoi 48 membri, la Commissione include ben 5 geologi, 4 dei quali presenti alla riunione.
Da parte degli scienziati, il tentativo di comunicazione con i burocrati, sinora risultato vano, continua. Nel volume del Convegno internazionale Vajont 2013, Thoughts and Analyses after 50 Years Since the Catastrophic Landslide, che si terrà a Padova, compaiono due articoli che hanno per oggetto la frana della Marogna. Il primo (doi: 10.4408/IJEGE.2013-06.B-48) dimostra che la superficie di rottura è costituita da un piano di faglia inclinato di 35° verso valle, che continua verso monte al di sotto della montagna sospesa. Il secondo (doi: 10.4408/IJEGE.2013-06.B-17) è una simulazione numerica che dimostra le frane essere due, non una, che il volume di roccia caduto è di 13 milioni di m3, e che con una opportuna sollecitazione sismica l'evento potrebbe ripetersi. Ulteriori studi di approfondimento sono necessari. Senza la conoscenza, ogni decisione è un azzardo sulla vita di altre persone.
I promotori dell'opera, progettata in maniera palesemente erronea senza tener conto dei vincoli geologici, continueranno imperterriti insieme ai politici e a tutte le autorità coinvolte a ignorare i segnali inviati da chi per professione studia il territorio?
Dario Zampieri (docente di Rilevamento geologico - Università di Padova)


Link_VicenzaPiù_23/09/13

Solidarietà ai redattori di ALTRECONOMIA

Il 16 settembre la sede della redazione di Altreconomia è andata letteralmente sotto acqua, subendo notevoli danni.
Luca Martinelli, giornalista di questa rivista, ha supportato in questi mesi il Comitato, sposando la nostra causa e redigendo articoli di grandissimo interesse. Ci ha seguiti in alcune serate di approfondimento, ha intervistato più volte i componenti del comitato mettendo in evidenza, nei suoi articoli, le macchinosità e gli scandali che stanno alla base delle Grandi Opere ed inserendo, tra questi anche la Valdastico Nord.

Manifestiamo la nostra solidarietà a Luca e a tutti i suoi colleghi, sperando che al più presto possano ritornare attivi e presenti.


Altreconomia_16/09/13

lunedì 23 settembre 2013

Giornale di Vicenza - 19/09/13

«Autostrade, l'Ue “maschera” la fusione»

INFRASTRUTTURE. Il commissario vicentino per la Tav del Brennero svela i contenuti delle indicazioni che la Commissione Ue ha inviato al Governo sulla Serenissima
Fabris: «Stop alle aggregazioni per allungare le concessioni ma Bruxelles è disponibile a trovare misure alternative»
19/09/2013
Zoom Foto
Il Governo punta alla fusione di concessionarie contigue. ARCHIVIO
«L'Europa ferma l'ipotesi di aggregazione di società concessionarie contigue, allo scopo di spostare la scadenza alla data più lontana. Ma lascia aperta la possibilità di trovare “misure alternative” che assicurino sia il rispetto del diritto alla concorrenza, sia le ricadute positive dell'operazione di fusione». Il vicentino Mauro Fabris, commissario di Governo per la Ferrovia Verona-Brennero, svela i particolari della lettera ricevuta nei giorni scorsi a firma Michel Barnier, commissario europeo per il Mercato Interno, in risposta alle richieste del ministro italiano alle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Una lettera che riguarda indirettamente Fabris, perché la galleria via rotaia sul Brennero è finanziata coi pedaggi di Autobrennero.Una lettera che spiega la recente ipotesi di A4 Holding che controlla Bs-Pd: l'acquisto, da parte dell'A22, di quote societarie dell'inoptato. Fabris, come considera l' ipotesi di aggregazione delle concessionarie, proposta da Lupi? Da commissario la considero positivamente, visto che può portare maggiori finanziamenti alla Brennero e, di conseguenza, alla Ferrovia. E la possibilità dell'acquisto di quote dell'A4 da parte dell'A22? Si inserisce bene nell'ambito della prospettiva del Governo. Lupi non sarebbe andato a Bruxelles se non avesse avuto certezze di avere un fronte compatto, compresi Bolzano e Trento che detengono l'A22. Lupi ha chiesto la proroga della concessione della Bs-Pd per l'impasse sull'A31 Nord. E l'ha ottenuta. Il Ministro ha affrontato due temi. Il primo. La concessione Bs-Pd. E la riposta è stata positiva. L'Ue conferma la proroga di due anni per la “situazione incolpevole di ritardo” per il progetto dell'A31 Nord. E il secondo argomento? La proposta, che piace anche ad Aiscat, di unificare concessionarie contigue per prorogare le scadenze alla data più lontanta. Come l'A4 e l'A22. Per quest'ultima è scaduta la concessione. Vero, ma i benefici non sarebbero solo per il caso specifico, ma nazionali. E sarebbero tre, come ha sintetizzato Lupi: la riduzione del costo dei pedaggi, la spinta a realizzare opere in programma e il vantaggio economico per il bilancio dello Stato dove sono iscritti i costi di subentro delle società concessionarie. Prorogando le scadenze delle società, queste cifre potrebbero essere recuperate e si alleggerirebbe così il debito pubblico italiano. La risposta dell'Ue? Negativa, ma interlocutoria. Hanno ricordato che, con la proroga dell'A4 dopo la procedura di infrazione, l'Italia si era impegnata a non chiederne più. La norme sono chiare: alla scadenza della concessione, si deve andare a gara. Le motivazioni italiane, tuttavia, sono ritenute degne di nota e per questo l'Ue “lascia aperta la possibilità di studiare misure alternative”. E allora? Serve ora che il Governo faccia pressione. Servirà poi una legge nazionale, proposta e ritirata per incompatibilità. In Parlamento ci sono altre bozze allo studio da parte di alcuni deputati. Infine, servirà una complessa operazione di ingegneria finanziaria. Insomma, non sarà facile. Certo. Ma è fattibile. E devo dar atto a Flavio Tosi, sindaco di Verona e presidente Bs-Pd, di aver avviato un'azione forte sul tema: credo sia uno dei pochi politici che ha capito la forza di questo disegno che non è solo un'operazione bancaria-finanziaria, costruita a tavolino a Milano, ma un disegno di natura territoriale, politica e amministrativa. Si tratta ora di trovare gli strumenti idonei per concretizzarlo».
Cristina Giacomuzzo

giovedì 19 settembre 2013

LA NUOVA VICENZA - 18/09/13

E ora? Come la mettiamo??
Cambia lo scenario sotto ai nostri occhi....
Chi diceva tranquillamente: "Tanto Trento dirà sempre di NO" forse deve cominciare a ricredersi.
Non è più il caso di dormire sonni tranquilli sugli allori lasciando agli altri prendere le decisioni per noi. Come è sempre stato detto fin dall'inizio, ognuno deve fare la propria parte e "scendendo in campo" in prima persona....

Valdastico Nord, a Trento sempre più favorevoli


valdasticoa31Il no del Trentino al prolungamento della Valdastico è sempre meno monolitico. In un territorio che tra poco più di un mese andrà al voto per il rinnovo dell’amministrazione provinciale, il contestato prolungamento della Pirubi sarà uno dei temi caldi della campagna elettorale. E le voci a favore si moltiplicano. Tra le ultime arrivate, ma tra le prime per peso specifico, quella del mondo imprenditoriale. Una decina di giorni fa, la sezione locale di Confindustria ha reso pubblico un documento con le proprie richieste ai candidati. Alla voce infrastrutture, tra gli interventi prioritari per la competitività del sistema produttivo trentino è citato un solo esempio specifico: la Valdastico nord, che, si scrive in modo lapidario, “va completata”. «È un’opera incompiuta, e quindi inutile – ci spiega il presidente Paolo Mazzalai -. Per lo sviluppo del nostro territorio, invece sarebbe importante che fosse completata. Punto».
Gli industriali, insomma, non entrano nello specifico delle singole questioni tecniche: non si sbilanciano sulle varie ipotesi di tracciato, sulla concorrenza o meno con la Valsugana, sull’impatto ambientale o sulla sostenibilità economica di un’autostrada che correrebbe quasi interamente in galleria. «Non siamo pianificatori, siamo utilizzatori delle infrastrutture e queste sono le richieste che arrivano dai nostri associati – continua Mazzalai -. Sta alla politica trovare la soluzione migliore per ridurre l’impatto. E sulla sostenibilità economica, visto che la proposta è arrivata da una concessionaria, credo siano state fatte le valutazioni del caso. Noi ribadiamo solo che riteniamo importante il completamento».
Una presa di posizione a cui si è aggiunta subito quella del presidente degli artigiani Roberto De Laurentis. In un’intervista al “Trentino – Corriere delle Alpi” De Laurentis ha ribadito il suo sì alla continuazione dell’autostrada, sottolineando come il prolungamento servirebbe a rilanciare l’area industriale di Rovereto e ad alleggerire il traffico della Valsugana, che potrebbe così recuperare la propria vocazione turistica.
Nel mondo politico, la voce degli imprenditori trova ascoltatori attenti. Se il centrosinistra, che da vent’anni governa a Trento e dintorni, è sempre stato contrario - e anche recentemente il candidato presidente Ugo Rossi ha rinnovato il suo no («non è un’opera strategica») - nel mondo del centrodestra e delle civiche il coro dei sì è in aumento. A favore si è ad esempio schierata la Civica Trentina di Rodolfo Borga («Fare a botte col Veneto su questa questione è stato un errore clamoroso»), una delle liste che sostiene la candidatura a presidente di Diego Mosna. Il quale, da parte sua, proprio rispondendo al manifesto degli industriali ha definito la Valdastico «un’opera vitale».
Ancora più esplicitamente a favore la Lega Nord. «Non sono favorevole, sono strafavorevole – attacca il senatore e vicecapogruppo a Palazzo Madama Sergio Divina -. Non c’è nessuna valida ragione per dire di no: un conto era trent’anni fa, quando si immaginava di farla uscire nella zona dei laghi di Levico e Caldonazzo. Ma oggi che si prevede uno sbocco sulla valle dell’Adige, ci sono solo benefici: i trentini avrebbero una strada che gli farebbe risparmiare decine di chilometri per i collegamenti con il Nordest. Meno tempo, meno consumi, meno inquinamento, meno incidenti. E i costi sono a carico del concessionario,  che evidentemente ha un suo interesse». I punti critici, come l’impatto ambientale e l’opposizione delle popolazioni toccate dal tracciato, continua Divina, sono superabili dal punto di vista tecnico e con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Mentre tra i vantaggi va messo in conto il miglioramento della situazione lungo la Valbrenta: «Con le nuove autostrade che si stanno realizzano in Veneto, sulla Valsugana si riverserà una mole di traffico ingestibile: la Valdastico serve anche per questo. È tutto il sistema del Nordest che risulterebbe più funzionale e appetibile».
Alle elezioni di ottobre il centrosinistra è dato per grande favorito. Ma anche lì comincia a manifestarsi qualche presa di posizione pro Valdastico. Il gruppo di riflessione Trentino 33, composto da politici e intellettuali di area, è decisamente possibilista. «Non ha più senso – si legge nelle loro proposte – una posizione pregiudizialmente contraria perché, a certe condizioni, il completamento della Valdastico potrebbe rappresentare anche per il nostro territorio un’importante occasione di sviluppo, di riordino infrastrutturale e, perfino, di salvaguardia ambientale». Se dalle urne uscisse un risultato che obbligasse il probabile vincitore Rossi a cercare qualche alleanza, magari proprio con le civiche di Mosna, il decennale no trentino alla Valdastico potrebbe vacillare.

Mappa del digiuno aggiornata al 19/09/2013

mercoledì 18 settembre 2013

Altreconomia - 11/09/13 - La lezione del Veneto

Sempre piacevoli e molto approfonditi gli articoli sul ALTRECONOMIA di Luca Martinelli.

La lezione del Veneto I comitati di tutta la regione raccolgono il testimone di Don Albino Bizzotto, che dal 16 al 29 agosto ha digiunato contro le grandi opere. Dal 12 settembre tocca al comitato No Valdastico Nord (nell'Alto vicentino), dal 16 si comincia a Verona. In attesa di una manifestazione a Venezia, il 9 ottobre, nel 50° anniversario del Vajont 

di Luca Martinelli - 11 settembre 2013

Don Albino Bizzotto ha avuto ragione: “Questa iniziativa -ci aveva spiegato il 23 agosto, nell'intervista dopo che aveva avviato un digiuno contro la devastazione del Veneto- ha liberato il disagio e la sofferenza che vivono tantissime persone, che si danno da fare ma non incontrano modalità per interromperla”.
Come nel 2001, quando l'iniziativa dell'associazione che ha fondato, i Beati i costruttori di pace, portò milioni di italiani ad esporre la “Bandiera della pace” per protestare contro la guerra in Afghanistan (e poi quella in Iraq), anche nell'estate del 2013 si è fatto “portatore di luce”, lampadiere in grado di indicare una (nuova) forma di protesta. 



Con 31 grandi opere, 6 ospedali realizzati o in costruzione in regime di project financing (la gestione, cioè, è affidata al privato, come abbiamo spiegato nell'inchiesta di Ae 145), più altri interventi “che mettono a rischio il territorio”, il Veneto è vittima sacrificale di un'idea di sviluppo fondata sul cemento, sul calcestruzzo, sui viadotti e sui trafori (sotto la mappa elaborata dal comitato No Valdastico Nord).

Un quadro disastroso, su cui il digiuno di Don Albino -che è durato due settimane, dal 16 al 29 agosto- ha posato l'attenzione dell'opinione pubblica, offrendo a chi voglia farlo la possibilità di una lettura d'insieme. 

A rendere questa foto ogni giorno più nitida, sono i cittadini che -uno dopo l'altro- scelgono di prendere il testimone di Don Albino, in Veneto ma anche in Friuli-Venezia Giulia (a Pordenone, dov'è in corso la costruzione di un ospedale in project financing, una delle storie che raccontiamo nell'edizione 2013 di “Salviamo il paesaggio!”).



La mobilitazione è permanente e diffusa, in vista di una manifestazione a Venezia, prevista per il giorno 9 ottobre, anniversario della tragedia del Vajont, che per tutto il Paese dovrebbe rappresentare un emblema e un monito: “In nome dello sviluppo, non può essere cancellata la volontà popolare e la partecipazione della comunità locali alle scelte relative al proprio territorio”. Nessuno, in valle, voleva quella diga.

Dopo il Comune di Marano Vicentino (il "caso" della ex cava-discarica Vianelle) e il Presidio sotto il portico di Padova (che resiste all'espansione della zona industriale), da domani (12 settembre) a lunedì prossimo iniziano il digiugno “9 persone del comitato No Valdastico Nord (che si battono contro l'allungamento dell'autostrada A31 da Piovene Rocchette, nel vicentino, a Trento), che digiuneranno per 24 ore ciascuno a partire dalla mezzanotte, bevendo solo acqua e astenendosi dal mangiare: nei primi tre giorni -spiega un comunicato- il digiuno verrà osservato dalle 8 alle 20 nella sede della Pro Loco di Casotto, in via san Giovanni a Casotto di Pedemonte”.
Da lunedì 16 settembre, invece, partirà il digiuno/sciopero della fame a Verona, dove i comitati fanno sapere che da lunedì 23 settembre avranno a disposizione anche una postazione in piazza Bra (gazebo e banchetto), in centro città, fino all'8 ottobre.

Don Albino Bizzotto il 6 ottobre è atteso a Marezzane, ospite della manifestazione convocata ogni anno da Valpolicella 2000 e Fumane Futura per ricordare che “Marezzane non si tocca”, che nessuna nuova cava verrà aperta in Valpolicella.




Link_Altreconomia_11/09/13

lunedì 16 settembre 2013

La Nuova Vicenza - Una simpatica replica del Co.Ve.Pa alle dichiarazioni di Zaia al varo del ponte sull'Astico...

...Ringraziandoli per il sostegno al Comitato!! :-)

Pedemontana, CoVePa a Zaia: m… in bocca alla retorica!

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Luca Zaia
Luca Zaia
Riceviamo e pubblichiamo una nota del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa di replica alle dichiarazioni del presidente Zaia fatte dall’alveo del torrente Astico al varo della campata del ponte della Strada Pedemontana veneta (Spv). Secondo il comitato Zaia li avrebbe additati «come pochi e isolati, rivolgendosi a un Veneto silenzionso e maggioritario che vorrebbe opere come Spv costruite grazie ai progetti di finanza vere e proprie truffe e sistemi di debito e di distruzione della terra».
“Caro Zaia, merda in bocca alla retorica! Se il Veneto tace e non dice niente non vuol dire che è sempre d’accordo, anzi c’è da preoccuparsi. Infatti il “tasi mona e laora” porta in se il fatto che, mancando il lavoro, rimane il mona e questo alla lunga lascia la bocca amara come insulto che ferisce. Questo è quello che rimane del suo discorso da dentro all’Astico. A questo proposito rammentiamo che abbiamo appena ricordato l’8 settembre del ’43, dove un’intera generazione allevata a credere, obbedire, combattere per oltre un ventennio, dopo sofferenze, ferite e mutilazioni ha deciso di prendere e mollare il capo alle sue frasi fatte e vuote. Come allora a questa crisi che colpisce, ferisce e uccide si è risposto con frasi vuote, con la gran cassa del governo a cui risponde un controcanto retorico veneto, privo di credibilità per l’ennesima inaugurazione. Insomma come i Piccoli Maestri diciamo merda in bocca alla retorica di questo presidente impomatato. E’ vero siamo ribelli, pochi, litigiosi e male in arnese, ma quello che diciamo è giusto e vero e per questo lotteremo per convincere della correttezza delle nostre idee, fino ad essere maggioranza.
Anche il presidente ha dovuto ammettere che il progetto si basa su presupposti economici artefatti per ottenere una autorizzazione dal Cipe fatta ad arte. Infatti la giunta Zaia ha dovuto riapprovare il nuovo Piano Finanziario dell’opera per avere i 370mln di € che l’opera deve incassare dal governo Letta con cui salvare la finanza di progetto di Spv. Saranno i primi di un lungo elenco visto che si tratta di un’opera priva di ricavi e incapace perciò di ripagare i debiti con le banche con i transiti. Il finanziamento statale avverrà solo se ci sarà il progetto esecutivo entro fine 2013: presidente la aspettiamo ad inaugurare l’attraversamento autostradale della discarica di rifiuti tossici nella ex cava Gie a Cassola (VI), vero scoglio che impedisce il collegamento tra i tratti vicentino e trevigiano. Pagheranno i veneti per primi e gli italiani a ruota questa Spv che Galan e Zaia annunciavano a totale carico dei privati, potete inaugurare tutti i 45 ponti della pedemontana ma dovete rendervi conto che state inaugurando la fine di un’era.
Desideriamo infine replicare alle dichiarazioni dell’ass. Conte della Lega e del dott. Miller di Confindustria sul digiuno dei cittadini veneti in appoggio a quello di don Albino Bizzotto. Conte e Miller hanno la testa troppo infilata nei progetti di finanza dell’appaltopoli veneta, non capiscono cosa gli capita intorno: noi rifiutiamo la violenza delle vostre bugie e falsità, per questo meritereste ben altro, non cadiamo nelle vostre provocazioni e protestiamo per la nostra terra sfregiata e insultata dalle opere del vostro sistema di potere, per voi irreversibili, privandoci del cibo. Il CoVePA che ha affiancato don Albino nel digiuno e lo ha proseguito nei giorni del 31 agosto e 1 settembre appoggia e sostiene gli amici che adesso lo stanno proseguendo, in particolare il comitato vicino “No Valdastico Nord”.”

Quando la politica dimostra tutta la propria camaleontica contraddizione....

Giornale di Vicenza - 13/09/13 Zaia inaugura il "grande viadotto sull'Astico"

Pedemontana, via al maxi-ponte - Luca Zaia: «Ora accelerare»
CERIMONIA DI VARO. Consegnato ieri il piano finanziario per tutta l'opera. Grande viadotto sull'Astico posato in parte ieri Zaia: «Vorrei la superstrada pronta per il 2016» Ma per la galleria di Priabona ci vorranno 5 anni
13/09/2013
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BREGANZE. Il gigante scivola leggero e lento, 45 metri in tre ore. Potenza di carrucole e taglie che tirano all'incontrario e funzionano nel miracolo di spostare in scioltezza 1450 tonnellate di acciaio su “pattini” di ferro e teflon. Come avviene per le grandi navi, proprio così, quando vengono fatte scivolare in un piano inclinato su legno e grasso e accomodate in mare. Solo che qui siamo sospesi tra terra e cielo, tra Sarcedo e Breganze nell'Alto Vicentino: è la struttura portante della carreggiata stradale che correrà sopra il fiume Astico, la prima opera d'arte della Pedemontana Veneta, 94 km da Montecchio Maggiore a Spresiano, che ha visto il suo varo ieri. Al confronto il viadotto parallelo sulla nuova Gasparona, che oggi pullula di traffico e un domani sarà strada secondaria, appare un topolino con i suoi 7 pilastri di sostegno che visti così oggi sembrano stuzzicadenti. Il gigante avanza e poco prima delle 11 arriva alla prima mastodontica pila che, come una spalla sicura, lo sostiene. Bisognerà arrivare a sera perché il lento cammino, pure in leggera curva, arrivi alla seconda pila e ai primi 120 metri di strada. Poi uno stop di un paio di mesi per coprire il nastro su cui correranno i veicoli, due carreggiate per senso di marcia. E ancora via verso il traguardo, sulla terza e ultima pila quando il ponte apparirà nella sua luce totale di 180,5 metri, il secondo viadotto della Pedemontana: il primo di 430 metri sarà quello previsto sul Brenta, pochi chilometri più a est, dove sono in corso di realizzazione le fondazioni. L'ing. Giulio Lorenzi, direttore del cantiere, se la rimira questa opera tutta veneta: costruita a Verona dalla Scl e assemblata in cantiere, tutta saldata, appena una manciata di bulloni, acciaio corten, resistente alla corrosione, la ruggine farà da protezione. Ci sono il governatore Luca Zaia e il commissario straordinario per l'emergenza Silvano Vernizzi, i vertici del Consorzio Sis che sta realizzando la superstrada, Matterino e Claudio Dogliani. Zaia in scarpe da ginnastica blu se la guarda quest'opera d'arte che rappresenta un punto fermo dell'arteria e gli dà l'occasione di premere sull'acceleratore. Innanzitutto sui tempi: «Mi auguro che si possa anticipare la conclusione dell'opera al 2016. Abbiamo già tutto il piano finanziario definitivo, 2 miliardi e 130 milioni. Vogliamo guadagnare mesi importanti». A proposito: il fatidico Pef-piano economico finanziario è stato presentato giusto ieri pomeriggio dal concessionario alla Regione. Tappa importante sulla strada dei conti definitivi e soprattutto del riequilibrio finanziario, alla luce soprattutto della lievitazione di 330 milioni dei costi tra il progetto preliminare e quello definitivo. È anche vero che il decreto sblocca-cantieri delle scorse settimane con l'attribuzione di 370 milioni di finanziamento pubblico alla Pedemontana è stata una manna dal cielo, mentre Dogliani afferma che la Sis «ha iniettato più denaro, ma avrà anche maggiore debito». Ora il Pef sarà analizzato prima di approdare in Giunta. Ma l'ottimismo di Zaia sui tempi di realizzazione non può prescindere dai tempi tecnici. Punto fermo: i progetti esecutivi vanno approvati entro la fine del 2013, pena la perdita dei 370 milioni del Governo. Mancano 18 pezzi, gli unici lotti finora approvati sono il tratto Villaverla-Breganze di 5,7 km e Marostica-Rosà di 8,5 km.

Link_GdV_13/09/13

Corriere del Veneto - 16/09/13 Zaia: "In questo Paese abbiamo bisogno di costruire meno strade e di realizzare più opere di prevenzione idrogeologica"

L'ANNIVERSARIO

Vajont, lo Stato chiede scusa

Il capo della protezione civile e il ministro Orlando a Longarone: «Una strage che si poteva evitare. Investiamo sulla partecipazione attiva dei cittadini»

LONGARONE (Belluno) - È stato il giorno dei «mea culpa» dello Stato, a Longarone, dove domenica si sono raccolti quasi 5 mila volontari di protezione civile, vigili del fuoco ed altre associazioni, assieme ai soccorritori dell'alba del 9 ottobre 1963 ed ai familiari delle vittime. A chiedere scusa a nome della nazione sono stati, sul palco del Palasport, a portata ottica dalla diga del disastro, prima il capo del dipartimento della protezione civile, Franco Gabrielli, e poi il ministro per l'ambiente, Andrea Orlando. «Come rappresentante di un pezzo di Stato, la cui mission è la salvaguardia e la cura delle persone - ha detto Gabrielli - vi chiedo scusa». «Trascorrendo qui questi giorni - ha aggiunto - ho percepito come quella tragedia sia ancora una ferita molto aperta, come ci sia ancora una rabbia sorda, un lutto non ancora elaborato anche perchè nessuno ha aiutato queste persone ad elaborarlo».
Di energia anche maggiore sono poi state le parole di Orlando, che ha anticipato di sentirsi in debito per non essere stato prima a Longarone «non da ministro ma da cittadino italiano». «Luoghi come questi - ha detto - dovrebbero essere le tappe fondamentali per un pellegrinaggio di costruzione della memoria e di religione civile. L'onere di rappresentare il governo qui è un molto grande perchè ho l'obbligo di assumermi colpe e responsabilità che, per generazione, non mi appartengono ma che non possono essere dimenticate». «Bisogna chiedere scusa ai cittadini - ha proseguito Orlando - e questo lo Stato lo deve fare per il presente e per ogni volta che abbandona una persona. Per tutte le volte che non sa dire 'ci sonò di fronte ad un pericolo. E per quando ha permesso che gli anni aggiungessero l'oblio o il travisamento della verità. E poi per le parole non dette o sbagliate, che si sono continuate a pronunciare».
Il ministro è andato oltre aggiungendo che la consapevolezza dei rischi connessi all'instabilità idrogeologica del Paese «non sono migliori rispetto a 50 anni fa». «Possiamo vantare una maggiore padronanza della tecnica, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia e a tenere alta la guardia sono sempre le popolazioni locali. Le resistenze delle popolazioni e dei comitati non si possono sempre liquidare come localismi dei no, ci sono esperienze di chi vive nei luoghi che meritano altrettanto rispetto delle perizie tecniche. Le famiglie del Vajont si opposero e denunciarono per tempo ciò che già si sapeva e si poteva evitare». Rilevando, infine, che con un « investimento sulla partecipazione attiva si può costruire un rapporto positivo fra politica e cittadini». Tema, quest'ultimo, non disgiunto da quello dello sbilanciamento di investimenti pubblici a favore di infrastrutture piuttosto che ad opere di prevenzione e che è stato sottolineato dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «In questo Paese abbiamo bisogno di costruire meno strade e di realizzare più opere di prevenzione idrogeologica». «La vera sfida di civiltà per un territorio è quella di mettere in sicurezza i propri cittadini. Credo non sia facile districarsi a Roma su queste partite - ha concluso Zaia, rivolto ad Orlando - ma noi crediamo che il dissesto idrogeologico sia la vera partita da giocare». (Ansa)
16 settembre 2013



Regione Veneto - Comunicato stampa n. 1688

50° VAJONT. LUCA ZAIA: PENSARE MENO ALLE STRADE E DI PIÙ AL DISSESTO IDROGEOLOGICO, CHE È LA VERA SFIDA PER I NOSTRI TERRITORI

Comunicato stampa N° 1688 del 16/09/2013
$descrizione.getData() (AVN) – Longarone (Belluno), 15 settembre 2013

In questo Paese varrebbe la pena di pensare a costruire un po' meno strade e di più al dissesto idrogeologico, che è la vera sfida che noi abbiamo”. Lo ha affermato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia, intervenendo a Longarone alla manifestazione dedicata ai soccorritori del Vajot, organizzata nel 50° anniversario della tragedia che costò circa 2 mila vittime e un paese in gran parte spazzato nel nulla. Alla celebrazione sono intervenuti tra gli altri anche il ministro dell'ambiente Andrea Orlando, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serrachiani, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, il sindaco di Logarone Roberto Padrin con i primi cittadini degli altri comuni colpiti dal disastro e di tutta l'area del bellunese e pordenonese, ma soprattutto i protagonisti dei primi soccorsi di allora: Forze Armate, Vigili del Fuoco e volontari da ogni parte d'Italia e i loro eredi di oggi, che costituiscono un sistema di Protezione Civile tra i più efficienti al mondo.
“Il Vajont è l'embrione di quella che è poi diventata la grande Protezione Civile”, ha ricordato Zaia, che ha voluto dedicare un applauso ai volontari. “In Veneto abbiamo un esercito di 18 mila persone – ha aggiunto – che quotidianamente lavora gratis per la comunità: questo è il grande valore che noi abbiamo. Quando c'è necessità, un'emergenza, oggi la macchia scatta automaticamente”.
“La necessità di prevenire e intervenire contro il dissesto idrogeologico – ha poi affermato Zaia – è la nostra versa sfida. L'abbiamo vissuto con l'alluvione del 2010 che ha colpito direttamente oltre 200 comuni, 10 mila famiglie con l'acqua in casa, 3 mila imprese danneggiate. E poiché la vera sfida per un territorio è quella di mettere in sicurezza dei cittadini – ha concluso il presidente rivolgendosi al ministro Orlando – se vuoi fare una battaglia per la sicurezza idrogeologica e trovare i soldi che servono, siamo al tuo fianco”.

Zaia a Breganze il 12/9: "Premere sull'acceleratore della Strada Pedemontana"
Zaia a Longarone il 15/9: "In questo Paese varrebbe la pena di pensare a costruire un po' meno strade"

Zaia, un uomo per tutte le stagioni: 
astemio con gli astemi, 
barcollante con gli amici del prosecco. L'importante è parlare.

venerdì 13 settembre 2013

ECHI DALLA STAMPA SUL DIGIUNO DEL COMITATO NO VALDASTICO NORD

 A seguire alcuni articoli apparsi sulle testate giornalistiche riguardo al Digiuno staffetta al quale hanno partecipato alcuni membri del Comitato No Valdastico Nord.

I rappresentanti del Comitato sono stati intervistati da Telepadova. L'intervista è andata in onda il 12 settembre nell'edizione delle 12.40.

 SchioThienePiu_11/09/13  


Corriere del Veneto_12/09/13

ARTICOLI Completo by novaldasticonord



ThieneOnLine_13/09/13


giovedì 12 settembre 2013

COMUNICATO STAMPA Digiuno a staffetta contro la Valdastico Nord e le grandi opere inutili

Valle dell'Astico, 11 settembre 2013

Il comitato No Valdastico Nord digiunerà a staffetta da domani, 12 settembre, per cinque giorni contro il progetto del prolungamento dell'autostrada A31 Valdastico Nord.
Sulla scia del digiuno avviato lo scorso 16 agosto da don Albino Bizzotto contro le decine di grandi opere da realizzare in Veneto in project financing - A31 Nord compresa - anche il comitato No Valdastico Nord ha deciso di intraprendere questa forma di protesta nonviolenta, al pari di diversi altri gruppi e comitati locali veneti che si battono per la difesa del territorio.
Nel dettaglio, saranno 9 le persone del comitato No Valdastico Nord che digiuneranno per 24 ore ciascuno a partire dalla mezzanotte, bevendo solo acqua e astenendosi dal mangiare. Nei primi tre giorni, inoltre, il digiuno verrà osservato dalle 8 alle 20 nella sede della Pro Loco di Casotto, in via san Giovanni a Casotto di Pedemonte (di fronte alla chiesa): da Renzo Priante e Irma Lovato, giovedì 12 settembre; da Francesca Dall’Osto e Teopista Marioni, venerdì 13 settembre; e da Annalia Sartori e Arrigo Panozzo, sabato 14 settembre. Gli ultimi due giorni della staffetta saranno invece osservati, sempre tra le 8 le 20, nella sede del Circolo ricreativo di Casale a Cogollo del Cengio: da Giuseppe Sentelli e Luca Bonaldo, domenica 15 settembre, e da Gaetano Grotto (la prima parte al lavoro) e, di nuovo, da Irma Lovato, lunedì 16 settembre.
La staffetta è comunque aperta a tutti: chiunque potrà aderire, partecipare e recarsi nelle due sedi di Casotto e Casale per manifestare la propria solidarietà, lasciando anche un pensiero in un apposito quaderno.
Il digiuno avviato da don Bizzotto ha puntato i riflettori della politica e dei media sul tema delle grandi opere in Veneto – osserva Renzo Priante di Piovene Rocchette -: 35 quelle dichiarate ‘urgenti e prioritarie’, da avviare in project financing, meccanismo che alla fine tutela gli interessi privati e aggrava invece il debito pubblico, comportando l’aumento delle tasse. Molte di queste opere poi sono inutili o sono dei doppioni, altre possono benissimo essere evitate con una razionalizzazione delle infrastrutture esistenti”.
L’iniziativa di don Bizzotto – aggiunge Irma Lovato di Posina, che già ad agosto ha digiunato per 24 ore a fianco del fondatore dei Beati costruttori di pace - ha inoltre raccolto l’adesione e la solidarietà di molti altri comitati veneti che con questa forma di protesta nonviolenta vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche i politici stessi, che da una parte approvano leggi a salvaguardia del territorio e dall’altra progetti faraonici, dimenticando che la terra è l'unica fonte di vita e che il terreno agricolo non è una risorsa infinita. Don Albino ha posto al centro del suo digiuno la persona, con i suoi bisogni e le sue necessità, e si è chiesto se veramente i cittadini veneti necessitino di queste 35 grandi opere, considerata anche l'emergenza sociale attuale, con il taglio continuo dei fondi destinati ai servizi socio-sanitari, nonostante la domanda sia sempre crescente. I cittadini non sono ciechi: si accorgono delle contraddizioni tra il dire e il fare dei politici, e per questo si mobilitano anche in difesa del bene comune costituito dalla bellezza di una valle”.
Non a caso numerosi sono già i cittadini che hanno dato l'adesione a partecipare al digiuno collettivo contro le grandi opere inutili che si terrà in tutto il Veneto il 28 e il 29 settembre, un’iniziativa lanciata dai Beati costruttori di pace in attesa della manifestazione di protesta che si terrà il 9 ottobre sotto Palazzo Balbi, a Venezia, sede della Regione Veneto e già sede della Sade, la società che costruì la diga del Vajont, della cui tragedia quel giorno ricorrerà il 50° anniversario.



 Mappa localizzazione Grandi Opere in Veneto:

martedì 10 settembre 2013

RIFLESSIONI: Autostrada e Traffico Urbano



Traffico in valle, curve a gomito, tratti a 50 km/h. Il traffico nella valle dell'Astico snerva le persone e qualcuno sbotta:
Facciamola questa autostrada!”
(Così risolviamo d'un botto tutti problemi che ci affliggono - sottinteso: si porta sviluppo, il traffico diventa scorrevole, niente code, …).

L'autostrada risolve il problema del traffico?
NO
Come abbiamo già detto, in valle abbiamo problemi di viabilità ordinaria e questi problemi non si risolvono costruendo autostrade a pagamento. (Forse è il caso di pensarci su prima che si sia costretti a respirare un'aria meno pulita scoprendo con stupore che le code ci saranno ancora!!! (n.d.r. comunque, dopo il 2025))

Vi spieghiamo perchè

In primo luogo l'autostrada  porterà in valle 17.000 auto nuove al giorno (lì sono i principali incassi previsti). Gli autisti manco vedranno la valle dell'Astico, impegnati a guidare dentro e fuori, da un tunnel all’altro.

In secondo luogo, l'autostrada è progettata e concepita  per agevolare i viaggi a media/ lunga percorrenza: troverà sicuramente beneficio chi da Arsiero deve andare a Bologna o Bolzano, ma chi deve andare a Thiene o Zané, o da Thiene, Padova a Folgaria o a Lavarone, di vantaggi ne avrà ben pochi e continuerà ad usufruire della viabilità ordinaria.


L'esperienza insegna.....

A Vicenza esistono due caselli autostradali (VI est e VI ovest) aperti dal lontano 1962, però per anni Vicenza è stata assalita dal traffico. Come mai macchine e camion si ostinavano a mettersi in coda davanti a un vigile (negli anni 60), a un semaforo (negli anni (70), a una rotonda (negli anni 90) invece che prendere l'autostrada a Vicenza Est e uscire a Vicenza ovest?
Eppure, per 42 anni è andata avanti in questo modo tra bestemmie, frenate e puzzo di olio bruciato.
Poi, nel 2004 hanno aperto la tangenziale sud e improvvisamente una parte del traffico è filato via liscio come l'olio. La cosa sorprendente è che la tangenziale sud è esattamente parallela all'autostrada (passa anzi per il tunnel abbandonato della vecchia autostrada).

Insomma, per 42 anni l'autostrada non ha risolto il traffico di Vicenza, la tangenziale sud l'ha risolto, perché?

1 la strada è GRATUITA
2 ti permette di uscire a fermate intermedie

(Lo stesso ragionamento si può fare su Verona e Padova, ognuna con 2 caselli: a est e a ovest, tutte con le loro tangenziali.)

Torniamo alla nostra autostrada Valdastico nord

Costruiamo la nostra autostrada e scopriamo che: 
per andare in zona industriale a Cogollo-S. Agata dobbiamo entrare al casello di Piovene,  andare fino ad Arsiero/Velo e poi tornare indietro passando per  Cogollo.
Non è un grande vantaggio (neppure per gli abitanti di Cogollo).

Oppure, per andare da Arsiero a Zanè dobbiamo uscire al casello di Thiene e tornare indietro, in alternativa uscire al casello di Piovene e poi andare a Zané (attraversando comunque Piovene).

Nel 2028 scopriremo che l'autostrada ha aggravato il problema del rumore, dell'inquinamento, ha tolto il posto di lavoro a un po' di contadini, ha azzerato le possibilità di sviluppo turistico della valle, ma ha lasciato insoluti i problemi di traffico.

Allora torneremo a chiedere “bretella subito!!!”, però allora sarà troppo tardi.
A Vicenza lo spazio per fare una bretella parallela all'autostrada c'era, in valle no: ci terremo l'autostrada e rinunceremo alla bretella.

Avremo accontentato qualcuno e ancora una volta ci domanderemo: come hanno fatto a fregarci?

Echi sulla stampa dell'interrogazione dell'On. Andrea Zanoni


venerdì 6 settembre 2013

Risposta ad una lettera

Pubblichiamo di seguito una lettera ricevuta da Stefano che sicuramente esprime il pensiero di molti riguardo al traffico sulla viabilità ordinaria e alle ipotetiche soluzioni che potrebbero risolverlo.

Poichè la parola "autostrada" molto spesso si interseca con questi argomenti (realizzarla in parte per by passare Piovene e Cogollo), abbiamo cercato di dare una risposta esauriente a Stefano e a quanti sono concordi con la soluzione da lui proposta.

Ciao a tutti,
 perchè non proporre invece di prolungare l'autostrada solo fino a Cogollo per levare l'indecenza del traffico e delle code che causano molto smog ed inquinamento specie i fine settimana e costruire solo un tunnel (anche a pagamento) che da Lastebasse sbucasse a Caldonazzo/Pergine.
Tunnel solo per auto o camion sotto i 35q. in modo da non trasformare la valle in un'arteria molto trafficata.
Il restante della strada non si toccherrebe e magari nascerebbero anche altre attività economiche attorno, visto che qualche passaggio in più si avrebbe.
Si eviterebbe anche di portare traffico inutile ad inquinante fin sul al Passo della Fricca e le province TN e VI sarebbero molto più vicine senza spendere miliardi per niente 
Ciao
Stefano
Ciao Stefano, che la viabilità abbia dei problemi è sotto l'occhio di tutti. Però non se ne discute mai perché si parla solo di autostrada, come se un'autostrada risolvesse tutti i problemi.
L'Autostrada serve per i collegamenti a lunga distanza, ma fallisce nel risolvere i problemi locali. Utilizzando gli stessi dati dei progettisti della Valdastico Nord, abbiamo calcolato che l'autostrada ridurrebbe il traffico a Piovene (e Cogollo) di circa il 10%, pochino. 
I conteggi li trovi qui
Funzionerebbe una bretella, perché una circonvallazione gratuita la prenderebbero tutti, inoltre sarebbe molto meno invasiva di un'autostrada. 
Il 15 aprile 2002 i sindaci tutti hanno firmato un progetto preliminare per la costruzione di una bretella fino ad Arsiero, progetto predisposto dalla Provincia di Vicenza. Dopo di che il tutto è rimasto nei cassetti per non ostacolare l'autostrada (che però risolve altri problemi e non quelli del traffico locale in valle).
Per quanto riguarda il traforo ci sono due problemi:
- deve essere condiviso con Trento
- deve avere un pedaggio accessibile.
Trento è contraria all'autostrada e, finché non andiamo a discuterne con loro, non se ne farà niente. 
Se mai i nostri amministratori avessero la pazienza di andare a Trento a discuterne, occorrerà parlare di
- Autobrennero
- Strada Valsugana esistente
- ferrovia della Valsugana
Partendo da questo scenario bisognerà vedere se c'è la voglia, lo spazio e la convenienza di fare un tunnel nella valle dell'Astico.
Ipotizziamo di si. Costruire un tunnel comporta numerosi problemi ambientali, in particolare quello dell'acqua, le valli del vicentino sono quelle che forniscono la massima quantità d'acqua al veneto. Il progetto di autostrada va a intercettare ben 4 sorgenti classificate. Le danneggia? Non lo sappiamo, speriamo di no, certo che  se ci fossero delle vene d'acqua sotterranee non conosciute potremmo fare dei seri danni ambientali.
Esaminiamo ora un altro aspetto: il costo.
Il progetto di autostrada ha dei costi di gestione altissimi, dovuti alla gestione di ben 60 km di autostrada, abbiamo provato a fare della stime e ci siamo resi conto che il pedaggio fino a Trento costerebbe da 50 a 100 € per ogni transito auto (ancor di più per un mezzo pesante, quindi andare a bere un caffè a Trento costerebbe 101,2 € (100 di pedaggio A/R e 1,20 di caffè).
I conteggi li trovi qui:
Costosissimo, di fatto impossibile da gestire.
Tu però giustamente dici che si potrebbe ipotizzare una sola galleria e non autostradale. Quanto lunga? Come la galleria di valico dell'autostrada  Valdastico nord (15,5 km)? Si tratta di un tunnel più lungo di quello del Monte Bianco (11,6 km).
Quanto costerebbe il pedaggio fino a Trento? Non lo sappiamo, però potremmo fare un esercizio solo ipotetico di immaginazione. Ipotizziamo che il pedaggio fino a Trento costi circa 20-40 € per un'auto e quasi il doppio per un camion. 
Abbiamo fatto solo ipotesi, ma comunque dobbiamo essere realistici: costruire un tunnel è estremamente costoso e i costi di gestione sono altrettanto elevati. 
Solo se siamo sicuri che ci sarà la domanda per utilizzarlo (e quindi per pagarsi) vale la pena di farlo, altrimenti sarà un buco colossale col rischio di fare un'opera per poi tenerla chiusa come succede con molte altre opere pubbliche in Italia.
Comunque la tua domanda stimola un dibattito che, speriamo, interessi anche i nostri sindaci così si parlerà di problemi veri e non di costosissime opere che devastano il territorio, come l'autostrada Valdastico nord. 
Un saluto